Nel nome di Coppi tra gloria e misteri

Crosetti, Viberti, Battistuzzi-Cervi: tre opere per raccontare vita, morte e miracoli (sportivi) del Campionissimo

TORINO - Il Giro d’Italia è finito da neppure una settimana e chi ha già i sintomi da crisi di astinenza. Il Delfinato? Una cura palliativa in attesa che parta il Tour de France. Nel mese che ci separa dalla Grande Boucle, ci si può dedicare a un altro tipo di voyerismo ciclistico, quello tra gli scaffali delle librerie dove, mai come nelle ultime settimane, si moltiplicano i titoli dedicati a Fausto Coppi.
L’ultimo, in ordine di pubblicazione, è “Il suo nome è Fausto Coppi” - edito da Einaudi - in cui Maurizio Crosetti ha costruito un testo corale, in cui la storia di Coppi affiora attraverso le voci delle persone che gli sono state più vicine. Ogni capitolo è un nome e un punto di vista diverso: il racconto di Crosetti è (anche) esercizio di scrittura, perché ogni voce è differente. Come se fosse un audiolibro, sembra quasi di sentire Gino Bartali che parla del suo rivale più grande. Non ci sono solo i personaggi più noti, perché anche le voci che a una prima lettura potrebbero sembrare quasi inudibili sono fondamentali per arricchire la polifonia del libro. Ecco, ad esempio, la sorella Maria: «Sono stata la sorella invisibile e sono rimasta contenta di questo». Crosetti ricostruisce un lessico familiare e non solo, con la discrezione e la cura attenta di chi si muove in casa d’altri. I miti come Coppi sono materia da maneggiare con cura e questo libro lo fa.

LA CANZONE PER FAUSTO
Da un coro polifonico a un intero alfabeto, Giovanni Battistuzzi e Gino Cervi hanno elaborato con la leggerezza dei cantastorie un’opera dalla struttura enciclopedica. “Alfabeto Fausto Coppi” non è uno sfoggio erudito di nozioni di storia del ciclismo: le informazioni ci sono (e tante) ma Battistuzzi e Cervi dimostrano che, scegliendo il giusto rapporto, anche le più alte montagne della storia dello sport possono essere scalate con l’agilità e l’eleganza di un Mikel Landa. L’unico difetto di questo libro sta nel prezzo (28 euro), giustificato però dai disegni di Riccardo Guasco, raffinati e così appropriati da far dimenticare persino l’alter ego coppiano disegnato - ormai sedici anni fa - dagli autori di “Appuntamento a Belleville”.
E non ci sono solo le illustrazioni. «Mi dispiace che Bartali abbia una canzone  bella come quella di Paolo Conte, e Coppi no, non abbastanza - scrive Adriano Sofri nella prefazione - Se si può scrivere di Bartali “un naso trste come una salita”, che cosa si dovrebbe scrivere del naso di Coppi?». Cervi prova allora a colmare la lacuna, coinvolgendo il cantautore Claudio Sanfilippo e così, alla lettera V di questo alfabeto coppiano troviamo il testo della canzone “Volo”.   

QUASI UN NOIR
Per chi invece subisce il fascino delle indagini, il libro da prendere in considerazione è “Coppi, l’ultimo mistero” nel quale Paolo Viberti partendo dalla testimonianza di Vittorio Laiolo ha ricostruito le circostanze che hanno portato alla morte di Coppi. Laiolo racconta come contrasse la malaria in Alto Volta e spiega come lui e Raphael Geminiani riuscirono a salvarsi. «In totale sono state edite 342 pubblicazioni sulla vita di Coppi - spiega Viberti - Però nessuna prima aveva cercato di far luce su alcuni aspetti: dalle telefonate dei familiari di Geminiani alla scomparsa dei vetrini che sentenziarono la diagnosi di malaria». Viberti si spinge a ipotizzare un epilogo differente, se Giulia Occhini avesse seguito Coppi in quel suo ultimo viaggio in Alto Volta (l’attuale Burkina Faso). «L’unica camera con zanzariere disponibile durante il safari è stata data ad Anquetil perché era con la moglie Janine. Se Fausto avesse avuto la sua donna, per diritto di anzianità quella stanza sarebbe stata destinata a lui. Invece Fausto dormì in una stanza senza protezioni con Geminiani e Laiolo: tutti e tre contrassero la malaria».
L’indagine sulla morte di Coppi non cerca colpevoli a distanza di quasi 60 anni, non si tratta di un tardivo accanimento alla ricerca di qualcuno da incolpare. Far luce su quei giorni è solo un ulteriore attestato d’amore verso Coppi: così come le sue gare sono state analizzate e sviscerate, salita dopo salita, allo stesso modo, Viberti  studia, scompone e ricostruisce quegli ultimi giorni.
Un libro dopo l’altro, si celebrano i 100 anni di Coppi proponendone vita, morte e miracoli sportivi: il meno santo dei ciclisti è venerato come una divinità. Un dio a pedali.   

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