PARLA MOSSINO - «Porte chiuse? Doccia fredda a cui vogliamo porre rimedio»

Il presidente del Comitato Piemonte e Valle d'Aosta: «Assurdo ammettere il pubblico alle amichevoli e non alle gare ufficiali. Nessun rispetto per l'impegno delle società, lavoriamo con la Regione per una soluzione sin dal prossimo week end»

Porte aperte, porte chiuse, forse aperte, penso chiuse. Sono due giorni che regna la più totale incertezza negli scambi di opinioni e perplessità degli addetti ai lavori del mondo dei dilettanti. Che la scorsa settimana hanno inaugurato la stagione con le gare di Coppa di fronte al proprio pubblico e in settimana sono rimaste spiazzate dai "chiarimenti" della Figc a proposito del protocollo che, di fatto, negano la presenza del pubblico per tutte le gare ufficiali di campionato, dilettanti e giovanili (sia regionali, sia provinciali).

Come giochiamo, quindi, domenica? La domanda più frequente delle ultime 24 ore, insieme a comprensibili note e appunti di chi non ne può più di questa mancanza di chiarezza. Fino a ieri pomeriggio, quando durante la conferenza delle Regioni il ministro Spadafora ha ribadito l'impossibilità di aprire al pubblico con effetto immediato le competizioni minori a causa del parere negativo espresso dal Comitato Tecnico Scientifico del ministero della Salute. Solo in Serie A, e in via sperimentale, saranno ammessi 1.000 spettatori, per tutte le altre categorie del calcio le gare di questa settimana - a partire da oggi - si disputeranno a porte chiuse. Una scelta dettata senza dubbio dalla volontà di uniformare le regole in tutta Italia, dopo che alcune Regioni avevano emesso ordinanze in senso contrario. «Da giorni lavoriamo in perfetta sinergia con l'assessore allo Sport Fabrizio Ricca e direttamente anche con il presidente Alberto Cirio - spiega il presidente Christian Mossino - tanto da essere arrivati insieme alla stesura di un'ordinanza che era pronta nella giornata di ieri. Alla luce, però, delle parole del ministro Spadafora di ieri non abbiamo più potuto fare nulla, è stata una doccia fredda, ma noi continuiamo a lavorare fianco a fianco con gli uffici regionali in modo da trovare una soluzione già per il prossimo week end. Questa situazione non può dilungarsi oltre».

Da una parte i contatti incessanti con la Regione, dall'altra quelli con le società. Il telefono del presidente regionale è bollente in questi giorni, «il confronto con gli addetti ai lavori è per me molto prezioso, anche io sono rimasto spiazzato dal provvedimento del Governo. Trovo assurdo, da una parte, che sia ammesso il pubblico a un torneo o a un'amichevole e non a una gara ufficiale. Così come non posso non sottolineare che questo provvedimento delle porte chiuse nega alle persone una libertà, quella di andare allo stadio, che è la medesima che hanno, per esempio, di andare al centro commerciale, in un parco». E c'è ancora un altro aspetto: «Prima di assumere decisioni come queste bisognerebbe ricordarsi che le nostre società dilettantistiche, pur non essendo "ricche", in questi mesi hanno speso moltissimo - e senza alcun rimborso da parte dello Stato - per garantire il rispetto dei protocolli attraverso l'acquisto di igienizzanti e della strumentazione necessaria per mettere i propri impianti in sicurezza. In modo da farsi trovare pronti. E come vengono "ringraziati" per questo? Con le porte chiuse annunciate alla vigilia di una giornata di gare».

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