Giugliano, il guerriero dell'Italia

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La centrocampista del Milan ha colpito tutti contro la Giamaica: "In campo penso a essere felice. Che emozione sfidare Marta contro il Brasile"

LILLE - In Francia si è svelata venerdì contro la Giamaica: tre assist, un salvataggio fondamentale in area e una prova lucida, dal primo all'ultimo minuto. Nel gruppo azzurro solo Ammamaria Serturini è più giovane di lei, ma Manuela Giugliano appare una veterana, malgrado i 22 anni che compirà martedì contro il Brasile. “Colpa” di un esordio a 16 anni appena compiuti, nel 2013 con il Pordenone. “E l'anno dopo sono andata via da casa, alla Torres - racconta nel ritiro azzurro di Lille -. È stato fondamentale per me. Mi sono confrontata con giocatrici importanti come Giulia Domenichetti ed Elisabetta Tona, che mi hanno fatto crescere in campo. Ho imparato a gestirmi nella vita privata, a cucinare, a fare la lavatrice e cose di questo genere”. E nel 2016 il passo falso con l'Atletico Madrid: “Una scelta un po' affrettata, vedevo troppe cose belle rispetto all'Italia, sono arrivate la nostalgia e la paura a confrontarmi con realtà più grandi me. Dopo pochi mesi ero già tornata. Oggi sarei pronta”.

Che sia pronta lo ha fatto vedere al Brescia nel 2017-18, quando ha perso lo scudetto nello spareggio con la Juventus (“Ma abbiamo vinto la Supercoppa ed è stata la mia migliore stagione: per questo ho fatto il tatuaggio 2017-18”). L'ultima annata l'ha vissuta al Milan, dove ha giocato con Thaisa, sua avversaria di martedì che ha incrociato nell'albergo che le due nazionali condividono questi giorni prima del match: “Occhio che siamo forti, le ho detto, dovete avere paura. Siamo grandi amiche, ma in campo non guardo in faccia a nessuno. Sarà emozionante incrociare Marta, è il mio idolo fin da piccola: le ho già chiesto la maglia”.

Prove solo positive, finora. L'occhiolino durante l'inno di Mameli (“È per i miei genitori e per mio fratello Gennaro, che non possono venire in Francia a tifare: papà Ciro è militare di carriera, ho scelto il 23 perché è il suo numero fortunato”) e poi una grinta da vendere per 90': “In campo non penso ad altro che a essere felice, faccio quello ho sempre sognato di fare. Poi mi piace molto giocare nel centrocampo a due, dove posso anche impostare. Sinceramente non avrei mai pensato di ritrovarmi agli ottavi dopo due sole partite. Ma siamo consapevoli di essere forti: ora facciamo paura a tutte e vogliamo puntare in alto. I tifosi, anche quelli francesi, ci apprezzano perché li facciamo divertire. L'Italia è una squadra molto tecnica, sa giocare a pallone”.

Una tecnica che Giugliano ha fatto vedere nell'assist per il 5-0 di Aurora Galli (“Pirlo è il mio modello: ho ancora negli occhi il passaggio a Grosso al Mondiale 2006”), in attesa di offrire un tentativo su punizione: “Provo sempre a imitare Del Piero, il mio idolo”. Un Mondiale che potrebbe metterla in mostra anche personalmente: “Se arrivasse una proposta, la valuterei. Ma so anche che in Italia il calcio femminile sta crescendo: il mio obiettivo è sostenere le bambine a realizzare il loro sogno di diventare calciatrici, penso di essere una che può aiutare il movimento, vista la mia età. Per questo la prima scelta è l'Italia, pur se si guadagna di meno, ed è un aspetto su cui migliorare: anche a noi piacerebbe avere delle certezze a fine carriera, come i colleghi maschietti”. Un Mondiale per dare una svolta pure dal punto di vista dei pregiudizi. “La cosa peggiore è quando ci discriminano come persone, per il fatto di essere donne. Il calcio non è soltanto uno sport per uomini, e lo stiamo dimostrando”.

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