Conte: "Non si lotta per il primo posto? L'Inter cambierà lo stato delle cose"

© Marco Canoniero

L'allenatore nerazzurro ha parlato della concorrenza con la Juventus e del suo passato in bianconero: "Creo aspettative e quando intraprendo una nuova avventura la società si attende molto da me. Quando decidi di fare il tecnico azzeri ciò che hai fatto da calciatore"

TORINO - Antonio Conte, nuovo allenatore dell'Inter, si è concesso in un'intervista a GQ e ha parlato non solo degli obiettivi dei nerazzurri per la prossima stagione, ma anche della sua immagine e dell'accoglienza che si aspetterà dai tifosi: "L’insieme dei risultati che ho ottenuto e la rapidità con la quale questi sono arrivati mi hanno cucito addosso una certa immagine. Creo aspettative e quando intraprendo una nuova avventura la società si attende molto da me".

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Antonio Conte e la vittoria: un'ossessione

"I giocatori sono fiduciosi di migliorare - prosegue Conte -, i tifosi si aspettano grandi soddisfazioni. Perciò devo valutare con estrema attenzione le mie scelte". Ciò che l'ex allenatore della Juventus non può accettare, è il fatto di non poter vincere: "Posso accettare all’inizio di avere poche possibilità di vincere, al limite anche l’uno per cento, ma almeno quello deve esserci. Sono otto anni che in Italia non si lotta per il primo posto: l’Inter vuole cambiare questo stato di cose, il modo in cui si sta muovendo dimostra la volontà di competere".

Conte, l'Inter e la dirigenza nerazzurra

Conte ha anche parlato della dirigenza e dell'impressione che gli hanno dato coloro che lo hanno portato in nerazzurro: "Marotta è un dirigente che ha vinto tanto e il fatto che appena la Juve lo ha liberato l'Inter lo ha preso parla da sé. Mi ha colpito anche Zhang e la sua determinazione. Anche Ausilio ha le idee molto chiare. L’Inter è un club ambizioso, in cui tutti remano nella stessa direzione".

L'accoglienza dei tifosi dell'Inter

Antonio Conte conclude la sua intervista parlando anche del suo passato in bianconero: "Ho passato tanti anni alla Jue, ma non mi attendo problemi da nessuna parte. Quando decidi di allenare azzeri ciò che hai fatto da giocatore, perché un calciatore può pensare di sviluppare la sua carriera in 1-2 club, un tecnico no, è consapevole che se tutto andrà bene lavorerà per diverse società. La motivazione del professionista è quella di trovare sempre nuove sfide, e dopo aver riportato al successo la Juve, aver sfiorato la semifinale europea con l’Italia e aver rilanciato il Chelsea vincendo la Premier e l’FA Cup in due anni, non vedo l’ora di riportare l’Inter dove le compete. I tifosi si aspettano molto da me: fanno bene".

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